Arte Mesopotamica

Arte Mesopotamica

La Mesopotamia fu un grande imperio agrario analogo a quello egiziano; il bacino del Tigri e dell’Eufrate, i due fiumi fra i cui si distendeva il suo fertile territorio, offriva le stesse condizioni ambientali ed economiche create dal Nilo in Egitto: la possibilità di irrigazione e quindi di fertilità assicurata dai grandi fiumi, la conseguente tranquillità economica.

In entrambi i paesi si sviluppò una religione molto potente a cui si affacciava il potere del re; ma, mentre in Egitto i due poteri si fondevano e il re-dio offriva maggiori garanzie di sicurezza o di ottimismo al suo popolo, in Mesopotamia il capo rappresentava la divinità, ma non si identificava con essa.

Si deve all’invasione di un popolo misterioso, i Sumeri (circa 3000 a.C.), il predominio culturale della Mesopotamia sull’antico Oriente.

In Mesopotamia non si è sviluppata una società unitaria: nel 3000 a.C. è stata infatti occupata dai Sumeri, assoggettati nel 2500 a.C. dagli Accadi, spodestati a loro volta dai Babilonesi intorno al 2000 a.C.

I Babilonesi, organizzati dapprima in città-stato autonome, verso il 1700 a.C. determinano la nascita del I impero. Una città fra tutte – Babilonia – ne diviene capitale e Hammurabi, il re, emana le prime leggi scritte, valide per tutta la Mesopotamia.

I Babilonesi, sopraffatti dagli Assiri (che da Babilonesi trasferiscono la capitale a Ninive) riescono in seguito a riconquistare il potere. Con il re Nabucodonosor, raggiungono il massimo splendore (II impero).

Nel 518 a.C. i Persiani, guidati da Ciro il Grande, penetrano nei territori babilonesi e se ne impossessano. L’impero persiano, arricchito anche dalla conquista dell’Egitto (Cambise 525 a.C.) viene consolidato e riorganizzato da Dario I, ma nel 330 a.C. la conquista da parte di Alessandro Magno ne determina la fine. Di queste civiltà ci sono pervenute testimonianze scritti e resti di costruzioni (soprattutto templi e tombe). L’imponenza di questi resti contrasta con scarsità di tracce relative alle abitazioni comuni: realizzate con materiali assai fragili, quali argilla cruda e il legno, esse sono state cancellate nel tempo. Per la scarsità della pietra, anche le testimonianze della scultura si riferiscono quasi essenzialmente ai rilievi destinati alle opere di maggiore importanza. Pressoché nulle sono le testimonianze giunte sino a noi della pittura.

La fase semitica

Durante il terzo millennio popolazioni semitiche, già stanziate nei territori mesopotamici, sotto la guida del re Sargon di Accad, assunsero il potere di tutta la Mesopotamia: un potere centralizzato si sostituì così alle città-stato sumeriche; cominciò ad affermarsi una nuova aspirazione universalistica e la volontà di unificare sotto un unico potere tutte le terre allora sconosciute. Questo disegno sarà perseguito da tutte le genti semitiche occupanti i territoti mesopotamici, ma solo con i Persiani si realizzerà in modo non effimero l’unità di queste regioni.

La convivenza tra Semiti e Sumeri fu pacifica e anche l’arte risentì positivamente di questa integrazione.

La dinastia accadica rimase al potere per circa due secoli, finché decadde in seguito a continue invasioni di altri popoli del Nord, a loro volta ben presto scacciati. Così le città sumeriche, non più soggette a potere centrale, conobbero un nuovo periodo di floridezza.

Babilonesi e Assiri

All’inizio del secondo millennio, invasioni di altri popoli semiti, disordine e instabilità sprofondarono la Mesopotamia in una crisi durata circa due secoli, finché tutta la regione venne unificata da un sovrano semita, Hammurabi, che fondò la nuova capitale: Babilonia. Con Hammurabi, famoso per aver fissato la precedente tradizione legislativa in un codice di leggi che porta il suo nome, si attuò la piena fusione tra cultura semita e cultura sumerica e la civiltà assiro-babilonese raggiunse il suo culmine in ogni campo. La dinastia babilonese si estinse verso il 1600 a.C. Alla fine di un lungo periodo di decadenza, il controllo della Mesopotamia venne assunto da un altro popolo del Nord, gli Assiri.

Nel corso di alcuni secoli, questo popolo bellicoso riuscì a unificare tutto il Medio-Oriente: nel VII secolo a.C., infatti, raggiuse il culmine dell’espansione con la conquista dell’Egitto, attuando, per la prima volta, il sogno di una monarchia universale.

Gli Assiri si distinsero nella costruzione di grandiosi palazzi reali, prediligendo quindi l’architettura civile all’edificazione di templi.

Il nuovo regno babilonese

Nel 612 a.C. l’impero assiro venne sconfitto dal popolo dei Medi. Si formò nuovamente il regno di Babilonia il cui re più famoso è Nabucodonosor. In questo periodo Babilonia divenne più ricca e bella città d’Oriente.

L’impero persiano

Il nuovo regno babilonese fu di breve durata. A metà del VI secolo a.C., l’impero venne conquistato da Ciro, re dei Persiani. Da allora la storia della terra mesopotamica si fuse con la storia dell’impero persiano.

Nel territorio della Mesopotamia si sono avvicendate popolazioni diverse per origini, costumi e tradizioni; tutte hanno però affrontato i problemi che il territorio stesso, per la sua conformazione, proponeva. Per tutti è sorta la necessità di costruire:

  • Città fortificate in mancanza di barriere naturali adatte a difenderle;
  • Dighe e canali che potessero regolare le improvvise e abbondanti piene del Tigri e dell’Eufrate, dovute al disgelo e alle grandi piogge;
  • Vie di comunicazione per facilitare scambi, commerci e lo spostamento degli eserciti.

Ogni popolazione, dopo aver consolidato il proprio potere politico, ha sentito il bisogno di costruire imponenti palazzi reali e grandiosi templi.

Babilonia, scelta sia da Hammurabi che da Nabucodonosor come capitale dell’impero, ha il suo grandioso palazzo reale; così pure Ninive, capitale del regno Assiro, e Persepoli, Susa, Pasargade ecc., città-capitali nel periodo persiano. I palazzi reali, costruiti su un terreno quasi sempre pianeggiante, argilloso e fragile, hanno bisogno di solidi basamenti di appoggio, sia per motivi di stabilità, sia per elevarsi sulle altre costruzioni ed assumere quindi l’importanza dovuta.

Tali rialzi possono essere anche molto vasti (fino a 10 ettari) e vi si accede attraverso gradinate e piani inclinati.

Il palazzo reale vero e proprio è realizzato con grandi muraglie di mattoni crudi o anche smaltati, che recingono dei vani rettangolari coperti a volta. La costruzione si sviluppa soprattutto, in lunghezza, con una serie di cortili comunicanti, interni l’uno all’altro.

Imponenti torrioni merlati rafforzano le mura esterne, dando all’insieme l’aspetto di una fortezza vera e propria.

Le porte d’ingresso sono solidamente ornate con gigantesche sculture di animali, spesso tori dalla testa umana, posti simbolicamente a guardia della dimora reale. Tali animali mostruosi sono realizzati contemporaneamente a bassorilievo e a tuttotondo e mostrano cinque zampe in modo da consentire di fronte la visione del toro fermo (testa e zampe anteriori a tuttotondo) e di lato l’effetto del movimento (corpo e tre zampe a bassorilievo).

Le mura difensive del palazzo raggiungono anche i 30 metri di larghezza. Sulle terrazze del palazzo reale sono realizzati grandiosi giardini pensili dalla vegetazione lussureggiante.

Nell’architettura babilonese la colonna è poco usata; nelle grandi sale dei palazzi reali persiani, invece, esistono soffitti sostenuti da numerose colonne scanalate, alte anche 20 metri, con la base a campana e con capitelli ornati da figure umane e di animali.

Sempre nell’area delle dimore regali sorgono i templi, ai quali si accede attraverso la via sacra.

Il tempio mesopotamico, detto ziqqurat s’innalza come una grande torre, alte anche 100 metri, costituita da una serie di terrazze degradanti, che si allargano via via verso il basso. Sulla sommità della torre si trova un vano destinato al culto e probabilmente anche alle osservazioni astronomiche.

La ziqqurat

L’edificio, a base quadrangolare, si sviluppa su diverse terrazze che vanno restringendosi verso l’alto e in cui si trovano stanze con funzioni diverse, da quelle legate alle necessità quotidiane, come magazzini, a quelle religiose e di culto che occupano la parte più alta dove ha sede il tempio di dio.

La grandissima ziqqurat a sette piani di Babilonia viene identificata nelle leggende come la Torre di Babele con cui gli uomini sfidarono Dio.

Ziqqurat di Ur. XXII-XXI secolo a.C. Iraq

Ziqqurat di Ur. XXII-XXI secolo a.C. Iraq

Gli oranti

Gli oranti sumeri sono statuette in calcare, alabastro o terracotta con inserti in conchiglia o pietre dure negli occhi; gli occhi sgranati e le mani accostate esprimono l’atteggiamento di adorazione del fedele. Le piccole dimensioni di queste statuette vogliono dimostrare l’inferiorità dell’essere umano rispetto alla divinità.

Ebih-II, circa 2500 a.C., gesso e lapislazzuli. Parigi, Louvre.

Ebih-II, circa 2500 a.C., gesso e lapislazzuli. Parigi, Louvre.

Stele del Codice di Hammurabi.

Di diorite nera molto lucida, riporta da un lato il testo del codice e dall’altro la raffigurazione del re che si presenta al dio del Sole, circondato dai raggi e seduto su un trono, per riceverne gli insegnamenti. Il re e il dio sono raffigurati di profilo, come sempre nei bassorilievi.

Stele del Codice di Hammurabi. XVIII secolo a.C. Parigi, Louvre

Stele del Codice di Hammurabi. XVIII secolo a.C. Parigi, Louvre

Ricostruzione della porta di Ishtar

Era la più bella delle porte di Babilonia, ricoperta di ceramiche colorate che la rendevano visibile da lontano. Le ceramiche, disposte in modo geometrico, rappresentavano animali; alcuni erano animali reali come il leone, fiero e feroce come gli Assiri ritenevano che dovesse essere un grande sovrano, altri erano fantastici come il drago serpente, un quadrupede dalla testa di serpente, con zampe anteriore di leone e zampe posteriore di uccello e il corpo completamente ricoperto di squame. La porta venne ritrovata in migliaia di frammenti, trasportati poi a Berlino dove essa è stata ricostruita.

Ricostruzione della porta di Ishtar, 605-562 a.C. Berlino, Staatliche Museum.

Ricostruzione della porta di Ishtar, 605-562 a.C. Berlino, Staatliche Museum.

Particolare della porta di Ishtar, 605-562 a.C. Berlino, Staatliche Museum.

Particolare della porta di Ishtar, 605-562 a.C. Berlino, Staatliche Museum.

Lamassu dalle porte del palazzo di Sargon II a Khorsabad

Creature fantastiche dai caratteri umani e animaleschi, messi di guardia alle fortezze e ai palazzi reali, i lamassu erano, soprattutto per gli Assiri, divinità benefiche che proteggevano dal male. Avevano corpo di toro o leone, volto umano barbuto e ali sulle spalle a indicare che possedevano la forza del toro o del leone, la capacità degli dèi di elevarsi sugli altri uomini e la saggezza dell’uomo. Erano rappresentati con cinque zampe in modo da dare l’idea, a chi li guardava di lato, che fossero in movimento.

Lamassu dalle porte del palazzo di Sargon II a Khorsabad. VII secolo a.C. Parigi, Louvre.

Lamassu dalle porte del palazzo di Sargon II a Khorsabad. VII secolo a.C. Parigi, Louvre.

Lo stendardo di Ur

Lo stendardo di Ur è un reperto archeologico del 2500 a.C. circa, ritrovato nella necropoli reale di Ur, a sud di Baghdad, nell’attuale Iraq. Non è chiaro a che cosa servisse, ma, contrariamente a quanto si pensò in un tempo, probabilmente non era uno stendardo, cioè un pannello da fissare su un’asta e portare in guerra come insegna.

Si tratta di una tavola di legno lavorato su entrambe le facce con inserti di vari materiali.

Le due parti sono ornate con un mosaico di calcare, conchiglie e pietre dure su un fondo di bitume e rappresentano da un lato la Guerra e dall’altro la Pace, con riferimento a un fatto storico reale. La narrazione dei fatti si legge a partire su tre fasce su ciascun lato dello stendardo.

Sul lato della guerra sono presentati prima i carri da guerra che travolgono i nemici, poi i fanti che avanzano, infine i prigionieri portati dinnanzi al re.

Nella fascia più alta di ogni lato è sempre presente la figura del re con gli attributi del potere (cioè degli oggetti o indumenti caratteristici di chi detiene il potere); nel caso del sovrano sumero sono, nel lato della guerra, lo scettro, per decidere il destino dei prigionieri, nel lato della pace una specie di gonna di pelli sovrapposte.

Sul lato della pace è raffigurato il trasporto del bottino, la preparazione degli animali per il sacrificio, il banchetto di festeggiamento.

Stendardo di Ur, “Pannello della Guerra”, 2500 a.C. Legno intarsiato con lapislazzuli, conchiglie e calcare rosso, 20x48 cm. Londra, British Museum.

Stendardo di Ur, “Pannello della Guerra”, 2500 a.C. Legno intarsiato con lapislazzuli, conchiglie e calcare rosso, 20×48 cm. Londra, British Museum.

Stendardo di Ur, “Pannello della Pace”, 2500 a.C. Legno intarsiato con lapislazzuli, conchiglie e calcare rosso, 20x48 cm. Londra, British Museum.

Stendardo di Ur, “Pannello della Pace”, 2500 a.C. Legno intarsiato con lapislazzuli, conchiglie e calcare rosso, 20×48 cm. Londra, British Museum.