LA LITOGRAFIA

Oskar Kpkpschka, Donna che dorme, litografia a colori,

1907-08, Vienna, Historisches Museum der Stadt

Strumento

Nella litografia (dal greco lithos = pietra e grafo= inciso, scrivo) la matrice è costituita da una pietra di alluminio o altro metallo che è stato precedentemente granito, cioè reso poroso come la pietra. Per il disegno sono necessari una penna e dell’inchiostro grasso o una matita litografica, un miscuglio di acqua, gomma arabica, acido nitrico e l’essenza di trementina (acquaragia).

Tecnica

Eseguito il disegno direttamente sulla matrice, con un pennello o una spugna si cosparge la pietra con un miscuglio che isola le zone su cui non si è disegnato, rendendole, così, impermeabili (queste zone rifiuteranno l’inchiostro grasso durante la stampa). Il disegno risulta così appena rilevato rispetto al piano della pietra. Si lava quindi la pietra con acqua per togliere la soluzione e la si ripulisce con trementina per eliminare il grasso della matita. La matrice è così pronta per la stampa: le zone non disegnate respingono l’inchiostro, che invece si fissa sulle tracce del disegno penetrando nei pori della pietra.

Storia

Si deve a A. Senefelder l’invenzione della litografia, particolarmente vantaggiosa per la possibilità di tirare molte copie senza deteriorare troppo la matrice e di riprodurre stampe a più colori. Fin dagli inizi dell’Ottocento la litografia viene usata non solo per illustrare libri e giornali, ma anche come strumento espressivo da parte di artisti che la utilizzano sfruttano appieno le possibilità tecniche (H. de Toulouse Lautrec, P. Bonnard). Nel Novecento sono da ricordare G. Braque, P. Picasso e P. Klee.

Henri de Toulouse-Leutrec, L’Argent, programma del “Theatre libre”,

litografia a pennello, matita e spruzzo, 31,9 x 23,9 cm, 1985,

Parigi, Biblioteca Nazionale

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