L’ACQUAFORTE

Pablo Picasso, il pasto frugale, acquaforte, 46,5 x 37,6 cm,

1904, Chicago, Collezione privata.

Strumento

Nell’acquaforte (dal latino acqua fortis = acqua forte, definizione medioevale dell’acido nitrico) sono necessari una lastra di metallo sulla quale si stende uno strato sottilissimo di cera, una punta conica per eseguire il disegno sulla cera, l’acido (mordente), l’inchiostro, la carta e il torchio calcografico.

Tecnica

Dopo aver steso la cera sulla lastra, l’artista esegue il disegno con una punta conica che asporta la cera, mettendo a nudo il metallo sottostante successivamente immerge la lastra nell’acido. L’acido incide il metallo solo nei punti in cui è stata tolta la cera; più lunga è l’immersione, maggiore è la corrosione e quindi il solco prodotto nella stampa risulterà più marcato. Tolta la cera, si procede all’inchiostratura e alla stampa, come per la puntasecca e il bulino.

Storia

L’acquaforte era utilizzata già nel Medioevo per decorare armi e armature. Nel Cinquecento e nel Seicento essa conobbe una notevole fioritura, suscitando l’interesse di molti artisti come il Parmigianino e Rembrandt. Ricordiamo inoltre Piranesi nel Settecento e Morandi nel Novecento.

Giovanni Battista Piranesi, Carceri d’invenzione, 1760. Acquaforte.

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