LE MATITE

Strumento

La matita da disegno è un cilindretto di grafite (mina) rivestito da un involucro di legno. Le matite di uso più comune sono: a) morbide, per chiaroscuro, con segno intenso (3B, 2B, B); b) medie, per il disegno a schizzi (HB, F, H); c) dure, per il disegno tecnico (2H, 3H, 4H).

B – dall’inglese black = nero. H – dall’inglese hard = duro. F – dall’inglese firm = compatto.

La carta può essere di due tipi: liscia (foglio da disegno, cartoncino, ecc.), per le mine nere morbide: ruvida per le mine di maggior durezza. Le matite con la mina morbida sono adatte per schizzi veloci e richiedono una punta sempre ben fatta, altrimenti è difficile controllare il segno, che risulta grossolano. Per questo si usa il temperamatite. La gomma per cancellare può essere di tre tipi: di plastica (cancella anche tracce intense), di caucciù e la gomma-pane (pulisce particolarmente bene).

Tecnica

L’elemento di base del disegno è la linea tracciata dalla punta della matita.  Puoi iniziare con il solo contorno, secondo uno schema geometrizzato: poi passerai a uno studio più accurato dei particolari. La linea può essere più o meno sottile a seconda della pressione della mano e dell’inclinazione della punta. Nello schizzo e nel disegno a mano libera e dal vero è adatta la matita n. 2 o la HB per i contorni e la matita n. 1 o 2B per gli effetti di chiaroscuro. Per ottenere effetti di chiaroscuro, puoi usare diverse tecniche: tratteggio parallelo o incrociato, puntini, linee spesse, sottili o che si ingrandiscono. Per ottenere l’effetto di chiaroscuro, inizia il lavoro partendo dall’alto a sinistra (a destra se sei mancino) per non sporcare ciò che hai già fatto.

Storia

La grafite, il minerale di carbonio di cui sono composte le mine, viene scoperto in Germania nel Quattrocento, ma solo a partire dal Cinquecento viene usata per il disegno. Nel 1789 il francese Conté prepara un impasto di grafite e argilla che inserisce in un bastoncino di legno: nasce la famosa matita Conté. Prima gli artisti usavano il carboncino o la punta d’argento, costituita da un cilindretto d’argento o di altro metallo che, su un supporto opportunamente preparato (detto carta tinta), lasciava un segno visibile anche se chiaro.

Michelangelo, Testa di anima dannata, matita su carta, 231×197 cm, 1525, Firenze, Galleria degli Uffizi.

Van Gogh, Uomo e donna a braccetto, Matita su carta. Amsterdam, Rijksrnuseum

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