Giovanni Pisano

Tra gli scultori attivi a cavallo del XIII e XIV secolo, la personalità più interessante è quella di Giovanni Pisano, nato intorno al 1248 e morto dopo il 1314, figlio di Nicola. La sua prima attività avviene al seguito del padre, con il quale collaboravano in quegli anni altri scultori, tra cui anche Arnolfo di Cambio, che si afferma in seguito come una delle personalità artistiche più importanti del panorama italiano, attivo tra Roma, Orvieto e Firenze. Arnolfo è uno scultore votato al controllo rigoroso della forma e della composizione, giungendo spesso a risultati formali dal gusto un po’ arcaico. Giovanni Pisano, viceversa, è esente da qualsiasi equilibrio e cerca una scultura più carica di tensioni dinamiche ed espressionistiche. Di certo nelle sue scelte stilistiche si avvertono forti componenti gotiche, sia per un suo viaggio in Francia, sia per aver egli operato soprattutto a Siena, dove il gusto gotico era maggiormente di casa. Del resto, proprio nel campo della scultura, il gotico aveva fornito le sue migliori espressioni, ed era facile per uno scultore avvertire in questo stile il senso di una modernità di grande fascino.

Così Giovanni Pisano divenne uno scultore che, pur senza dimenticare la lezione classica del padre, riesce ad esprimersi con una grande forza plastica ed una varietà di registri espressivi, che lo pongono tra i grandi scultori di tutti i tempi.

Tra le sue prime opere vi sono le collaborazioni al pulpito di Siena e alla Fontana di Perugia. Nel 1285 si trasferisce a Siena, dove lavorò alla facciata del Duomo. Dieci anni dopo ritorna a Pisa, dove esegue diversi lavori tra cui il pulpito per il Duomo (1302-1310). Precedentemente aveva realizzato anche un pulpito per il S. Andrea di Pistoia (1297-1301). Successivamente si trasferisce a Genova dove realizza tra il 1312 e il 1313 la tomba per l’imperatrice Margherita di Lussemburgo. Dopo qualche anno muore a Siena.

Pulpito per S. Andrea di Pistoia

Giovanni Pisano, Pulpito, 1298-1301, Chiesa di S. Andrea, Pistoia

Il pulpito per la chiesa di S. Andrea a Pistoia è stato realizzato da Giovanni Pisano tra il 1297 e il 1301. In questo pulpito ritroviamo molti degli elementi stilistici che differenziano la scultura di Giovanni da quella del padre Nicola. In sintesi, mentre il padre è più classicheggiante, il figlio Giovanni aderisce con maggiore enfasi allo stile gotico che si stava affermando in quegli anni nell’Europa centro settentrionale. Ma il suo goticismo si ritrova soprattutto nella ricerca di effetti di pathos: per il resto la pienezza della forma è ancora di matrice del tutto classicheggiante.

Giovanni Pisano, Pulpito, 1298-1301, Chiesa di S. Andrea, Pistoia, pannello con la Strage degli Innocenti

Il pulpito è a pianta esagonale, sostenuto da archi gotici trilobati. Dei cinque pannelli che definiscono l’esagono del pulpito (il sesto era aperto per consentirne l’accesso) uno dei più interessanti è quello con la rappresentazione della Strage degli Innocenti. La composizione è giocata su una linea diagonale che parte dall’angolo in alto a destra, dove è posto re Erode, e giunge all’angolo opposto. Questa linea coincide con il braccio teso di re Erode, che ordina la strage di tutti i bambini al di sotto dei due anni. Come un sasso gettato in uno specchio d’acqua, da questo braccio teso si allargano una serie di archi concentrici sui quali lo scultore va a disporre i gruppi di figure. La scena si compone quindi di soldati che cercano di strappare i figli alle madri per ucciderli. Nella scena sono rappresentati, con grande varietà di registri espressivi, diversi momenti di questa strage. Vediamo il soldato che alza il bambino per i piedi, a testa in giù, dopo averlo ucciso; un altro soldato che infila un pugnale nel fianco di un altro bambino; un soldato cerca di strappare alla madre un bambino, afferrandolo per le gambe, mentre la madre cerca di stringerlo a sé. In basso altre madri piangono disperate sui figli che sono già stati uccisi. Tutta la scena è animata da una forte carica di pathos, e lo spettatore non riesce certo a restare indifferente alla violenza così realisticamente rappresentata. La commozione che la scena suscita è un obiettivo che va decisamente oltre la ricerca della pura perfezione formale. In questo Giovanni Pisano dimostra di essere uno scultore decisamente consapevole dei propri mezzi espressivi, che lui piega alla ricerca del grande effetto drammatico.

Anche nel pannello con la rappresentazione della Crocifissione, Giovanni Pisano cerca il grande effetto. Il Cristo sulla croce, non ha affatto una posizione statica, ma sembra quasi colto durante un movimento di ripiegamento su se stesso. Il peso del suo corpo, che pian piano perde le forze, lo porta a piegarsi in basso, e questo movimento sembra trasmettersi a tutta l’atmosfera circostante al punto che le figure al suo intorno vengono quasi schiacciate da questo movimento. Il senso del patetismo gotico si ritrova anche nella esasperata deformazione espressiva dei volti e dei gesti che assumono pose e fattezze quasi teatrali. Ma di certo l’intera scena ha una tale carica di pathos che non si ritrova in altra opera coeva.

Pulpito per il Duomo di Pisa

Giovanni Pisano, Pulpito, 1302-10, Duomo, Pisa

Opera di grande complessità, in questo pulpito, realizzato tra il 1302 e il 1310, Giovanni Pisano raggiunge il vertice della sua potenza espressiva. Il pulpito ha una pianta ottagonale, ma gli otto lati a grande curvatura realizzano in pratica un cerchio. La grande complessità dell’opera si nota già negli archi che sorreggono i lati del pulpito: Giovanni Pisano è passato da una forma a sesto acuto ad una che sembra quasi barocca. Anche la struttura complessiva si è arricchita di altre parti scultoree, sostituendo con figure alcune delle colonne di sostegno.

In pratica l’intera opera è un virtuosistico esempio della grande padronanza dei mezzi espressivi raggiunta da Giovanni Pisano. Nei pannelli il programma iconografico non si discosta molto dagli altri pulpiti, ma la complessità compositiva è ancora maggiore, così come gli effetti di grande drammaticità di ogni singola scena.

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