LA XILOGRAFIA

Erich Heckel, Donne sulla spiaggia, xilografia,

21,9 x 16,1 cm, 1919, Berlino, Brücke Museum.

Strumento

Nella xilografia (dal greco xulon = legno e grafo = scrivo) la matrice è costituita da tavolette di legno duro come il bosso. Il pero e il melo. Se la tavoletta è tagliata secondo la lunghezza della fibra (legno di filo) per l’intaglio sono indicati strumenti come la sgorbia, gli scalpelli, le lame; se, viceversa, il legno è di testa, cioè con i tipici cerchi concentrici, si usa il bulino, che è un ferro con la punta che può essere di varie dimensioni. Con il legno di testa si ottengono più facilmente intagli sottili e ravvicinati.

Tecnica

Dopo il disegno preparatorio su un foglio di carta o direttamente sulla matrice si procede l’intaglio. Per stampare la matrice sono necessarie tre operazioni: inchiostrare la matrice con il rullo, sovrapporvi la carta è comprimere il tutto in una macchina tipografica denominata torchio. È possibile, anche se piuttosto laborioso, ottenere delle stampe xilografiche a colori: per ogni colore è necessario intagliare una tavola diversa. Nella stampa si sovrappone, in sequenza, lo stesso foglio di carta ad ogni matrice.

Storia

La xilografia nasce in Oriente prima dell’anno Mille e in Italia si sviluppa verso la metà del Trecento con stampe che raffigurano elementi decorativi e simboli. Tra Quattro e Cinquecento due grandi artisti si dedicano alla xilografia: A. Durer e L. Cranach. A partire dal Seicento si sviluppa in Giappone una grande scuola di xilografia che raggiunge, tra Sette e Ottocento, livelli tecnici ed espressivi ineguagliati in Europa e i cui maggiori rappresentanti sono Utamaro e Hokusai.

Erich Heckel, Cavalli bianchi, 1912. Xilografia a 4 colori. Berlino, Brücke Museum.

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