IL BULINO

Giuseppe Filosi, La famosa botte della città d’Eidelberga,

incisione a bulino, 15,2 x 21 cm, Ciliverghe di Mazzano (Brescia),

Musei Mazzucchelli

Strumento

Il bulino (che dà anche il nome all’arte dell’incisione, detta appunto “arte del bulino”) è costituito da un ferro di varia sezione che esporta il metallo della matrice formando dei “riccioli” e lasciando un incavo netto. Per la stampa sono necessari la carta l’inchiostro da far penetrare nei solchi con appositi tamponi e il torchio calcografico, costituito dà due cilindri pressori e da un piano che scorre in mezzo.

Tecnica

Nel bulino, come nelle altre stampe calcografiche in cavo, sono le tracce incavate che cedono l’inchiostro nelle fessure, la si ripulisce dell’inchiostro eccedente, si sovrappone poi la carta e si appoggia il tutto sul piano del torchio il quale, scorrendo tra i due cilindri, trasferisce alla carta l’inchiostro depositato negli incavi.

Storia

La tecnica del bulino, come quella della calcografia in genere, risale all’artigianato degli orafi nei primi anni del Quattrocento; gli artisti affidavano a questi abili artigiani la riproduzione di schizzi e disegni su matrici di rame, dalle quali era possibile ricavare molte stampe tutte uguali tra loro. La più antica è La Flagellazione di Berlino del 1446. Nella seconda metà del Quattrocento si dedicarono al bulino A. Dürer, M. Schongauer, A. Mantegna.

Ian Saenredam, incisione a bulino, 17,8 x 25,7 cm, XVI secolo, Padova, Musei Civici.

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