L’ AFFRESCO

Giacomo Jacquerie, Fontana della Giovinezza, Castello di Manta

Strumento

L’affresco è un procedimento di pittura che si esegue con pigmenti terrosi diluiti con acqua e applicati su un intonaco murale fresco. In questo modo il colore viene assorbito e fissato grazie a un processo chimico per cui la calce dell’intonaco con l’anidride carbonica dell’aria, si trasforma in carbonato di calcio formando una superficie dura e compatta con il colore incorporato.  I colori usati nell’affresco, che si presentano in polvere, sono di origine minerale dovendo resistere all’azione caustica della calce. I pennelli sono piuttosto morbidi per non graffiare lo strato di intonaco fresco e rischiare in tal modo di sporcare la tonalità dei colori.

Tecnica

Ciò che conta per la buona riuscita di un affresco è la preparazione dell’intonaco che dovrà accoglierlo. L’intonaco è formato da due strati: l’arriccio, costituito da un impasto più grosso e l’intonachino, composto di sabbia fine di fiume, calce spenta da un anno e polvere di marmo, in parti uguali. L’intonachino va applicato sull’arriccio inumidito e soltanto sulla parte che si potrà dipingere nella giornata.  I colori per l’affresco vanno macinati a lungo con l’acqua e, nel prepararli, si deve tenere conto che asciugandosi schiariscono. Il colore viene steso sull’intonaco, formato da calce spenta e sabbia di fiume. La tecnica dell’affresco, nel tempo, ha subito trasformazioni, legate sia alla preparazione dell’intonaco, sia all’esecuzione vera e propria del dipinto.

Storia

Pur essendo difficile precisare quando ha avuto origine la tecnica dell’affresco, si sa che nell’Antichità presso i Greci, i Romani e gli Etruschi ha molta diffusione una tecnica ad essa abbastanza simile. Dall’età paleocristiana e fino all’epoca romanica la tecnica consiste nel tracciare il disegno con ocra rossa (sinopia) e nell’applicare poi i colori locali e infine le ombre, le lumeggiature e i particolari. A partire dal Quattrocento viene abbandonato il procedimento che inizia con la sinopia e si introduce l’uso dello spolvero e del cartone. Nel primo caso il disegno, eseguito su carta e perforato lungo i tracciati principali, viene riportato sull’intonaco per mezzo delle tracce lasciate dal carbone contenuto in un sacchetto che viene strofinato sulle perforazioni; nel secondo caso il disegno viene eseguito in maniera più accurata e completo di chiaroscuro, quindi trasferito sull’intonaco per mezzo di una punta che passata sui contorni lasciava un’impronta visibile. La vera storia dell’affresco comincia con l’opera di Giotto e continua nel Rinascimento con i capolavori di Masaccio, Ghirlandaio, Michelangelo, Raffaello, Correggio. Dopo il Rinascimento e prima di incontrare il definitivo tramonto a causa della diffusione della pittura a olio, l’affresco si afferma ancora con i capolavori del Veronese e di Giambattista Tiepolo.

Pittura umbro-marchigiano, La Geometria, sinopia e affresco,

particolare, XV secolo, Foligno, Palazzo Trinci.

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