LA TEMPERA

Strumento

Le tempere che si ottengono mescolando colori in polvere con il rosso d’uovo e acqua distillata, si trovano in tubetti di colore in pasta già pronti per uso. Per iniziare sono indispensabili cinque colori: bianco, nero, blu oltremare, rosso carminio e giallo chiaro. I colori a tempera si sciolgono in acqua, sono coprenti e opachi e si stendono con pennelli di pelo morbido (pelo di bue, martora) tondi o piatti. Sono inoltre indispensabili un bicchiere d’acqua per diluire i colori e sciacquare i pennelli, e uno straccio. Il supporto più adatto alle tempere è la carta ruvida, o semi-ruvida, anche colorata, oppure una tavola ricoperta di gesso.

Tecnica

I colori a tempera si diluiscono con l’acqua fino ad ottenere un impasto cremoso. Poiché tendono ad asciugarsi rapidamente, è consigliabile prepararli su un piatto di ceramica o di plastica e non sulla carta, che né accelera l’essiccazione. E’ importante imparare a riconoscere qual è il corretto grado di fluidità del colore perché se troppo acquoso risulta trasparente, ma se è troppo denso, asciugandosi, si screpola.  Poiché la tempera è coprente, per le correzioni si può ripassare sul colore, una volta asciugatosi. Per dipingere sono necessari pochi colori fondamentali: le varie combinazioni e tonalità si ottengono con le mescolanze. Per ottenere colori chiari, si deve aggiungere al bianco, gradualmente, piccole quantità di colore più scuro, e non viceversa. Le tempere si possono utilizzare per campiture omogenee, o per creare sfumature dai toni chiari a quelli scuri, lavorando sul colore bagnato. Il pennello non deve essere troppo impregnato di colore, va impugnato come una matita, senza premere: stendi il colore partendo dai margini e non dal centro delle parti da colorare, procedendo poi dall’alto verso il basso. È opportuno spremere nel piatto piccole quantità di colore: solo quando si devono riempire spazi grandi, dobbiamo preparare un quantitativo di colore abbondante perché difficilmente si riuscirebbe a ritrovare la stessa tonalità. Per la buona riuscita di ogni lavoro è fondamentale lavare sempre bene i pennelli e cambiare spesso l’acqua con cui si diluisce il colore. Si ricorsi che il colore bagnato è molto più scuro di come apparirà una volta asciutto.

Storia

Il termine tempera deriva da “stemperare” (sciogliere). Gli uomini primitivi usavano già la tempera per le pitture murarie o rupestri e scioglievano i colori (terre, sostanze animali o vegetali macinate) in acqua, fino a formare l’impasto adatto. Da quel momento la tempera risultò la più diffusa tecnica pittorica, e fu via via perfezionata con l’aggiunta, nell’impasto, di leganti, ossia sostanze collose adatte a rendere meno friabile il colore una volta asciutto. I primi leganti furono il tuorlo d’uovo, il latte, il lattice di fico. In questo modo la tecnica della tempera poteva essere utilizzata su vari supporti, dalle tavole di legno, alla carta, alle pareti (affresco). Nel XVI secolo gli artisti, per le pitture su tela o tavola, abbandonarono la tempera in favore dei colori ad olio, più ricchi di possibilità luminose e cromatiche e sovrapponibili in strati in tempi diversi. Oggi la tempera, nella versione dei colori acrilici si trova una notevole applicazione nel settore della grafica.

Pietro Lorenzetti, Natività della Vergine del Duomo di Siena, 1342,

tempera su tavola 187×182, Museo dell’Opera del Duomo di Siena

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1 Response

  1. Carmelo ha detto:

    Veramente interessante